Cambiare l’Italicum? No,grazie

I prossimi mesi saranno molto importanti per capire l’assetto istituzionale che avrà l’Italia. In vista c’è un appuntamento molto importante: il referendum costituzionale. Accanto alla discussione riguardo alla riforma se ne è aperta un’altra sulla legge elettorale “Italicum”. Secondo molti il “combinato disposto” tra Italicum e riforma della costituzione porta il vincitore a poter tenere sotto controllo tutto il Parlamento, gli organi di garanzia e il Presidente della Repubblica. In realtà questo non è vero.

CARATTERISTICHE DELL’ITALICUM

l’Italicum è stato approvato nel Marzo del 2015 con molte polemiche poiché il governo ha posto la fiducia sul provvedimento. E’ una legge proporzionale con un correttivo maggioritario. Se un partito ottiene il 40% dei voti avrà un premio del 15%, ma in caso di mancato raggiungimento gli elettori vengono chiamati a rivotare per i primi due partiti in un ballottaggio. La soglia di sbarramento per entrare in parlamento è al 3%. Chi supera il 40%, o vince al ballottaggio, ottiene il 55% dei seggi in parlamento. Le liste elettorali saranno molto piccole e formate da un capolista bloccato. In più l’elettore potrà dare due preferenze. I candidati potranno presentarsi in massimo 10 circoscrizioni.

PERCHÉ NON VA CAMBIATO

l’Italicum, a mio avviso, non deve essere assolutamente cambiato poiché è una buona legge che garantisce sia rappresentatività che governabilità. Queste due caratteristiche sono fondamentali per un paese democratico. Molti affermano che è una legge antidemocratica perché in questo modo una minoranza può diventare maggioranza in parlamento.

Se si fa una panoramica degli altri paesi ci accorgiamo che, nella maggior parte di questi, funziona esattamente così e nessuno di questi può essere definito uno stato autoritario. Nel 2010 in Francia, dove vige un uninominale maggioritario con doppio turno, il Partito Socialista ha ottenuto la maggioranza dei seggi con solo il 29% dei voti. Mentre nel 2015 in Inghilterra, dove vige un sistema uninominale maggioritario, il Partito Conservatore ha ottenuto la maggioranza con il 36% dei voti. Si potrebbero fare tantissimi esempi, uno di questi è quando Blair, nel lontano 1997, con il 42% dei voti si assicurò più del 60% dei seggi parlamentari.

Quindi l’assunto della anti democraticità dell’Italicum è sconfessato. Molti chiedono un ritorno ad un proporzionale puro con preferenze. Un sistema elettorale che ha caratterizzato l’Italia della Prima Repubblica. Insomma un ritorno al passato, nemmeno troppo roseo, che sopratutto rende difficile la formazione di governi stabili. In un mondo globalizzato e dove ogni aspetto economico e sociale cambia in continuazione. rendere il nostro sistema più stabile e in grado di prendere decisioni in maniera efficace deve essere una priorità. Basta vedere costa sta succedendo in Spagna, dove con una legge proporzionale non riescono a formare un governo e rischiano di andare al voto per la terza volta in un anno.

VERSO UNA DEMOCRAZIA DECIDENTE

E in questo scenario, con molti elettori disorientati, è un elemento molto positivo dare loro, e non ai partiti, la possibilità di decidere chi governerà il paese attraverso anche un ballottaggio tra due partiti. E non è nemmeno italicum vero il fatto che con la governabilità si sacrifica la rappresentatività visto che circa 278 seggi saranno suddivisi tra i partiti d’opposizione che supereranno la soglia del 3%

Con questo sistema, chi governerà avrà a disposizione il 55% dei seggi della Camera dei Deputati(340). Con la riforma costituzionale questi 340 deputati non potranno eleggere in maniera autonoma gli organi di garanzia per eccellenza : il Presidente della Repubblica e la Corte Costituzionale. Per il primo serviranno minimo i 3/5 dei presenti dalla settima votazione, mentre per il secondo serviranno sempre i 2/3 dei voti.

Non è nemmeno vero che i deputati del partito vincitore saranno “fedelissimi” dell’eventuale Presidente del Consiglio. I “nominati”( o capilista bloccati), all’interno della maggioranza, saranno solo 100 mentre il resto dei 240 saranno eletti con preferenza. E’ anche falso, storicamente, l’assunto che i nominati obbediscono in maniera incondizionata al capo di partito visto che l’ultimo governo Berlusconi è stato fatto cadere proprio dai suoi eletti.

Non esiste una legge elettorale perfetta, non lo è nemmeno questa. Si può modificare in alcuni punti, ma in linea di massima deve rimanere il suo asse portante: il ballottaggio. Almeno, dopo tanto tempo, saremo noi cittadini a decidere quale partito possa governare e avere governi stabili. Con questa legge elettorale, insieme anche alla riforma costituzionale, ci accingiamo a diventare una democrazia decidente. D’altronde fu Calamandrei, a proposito di derive autoritarie, ad affermare che:

“Una democrazia che non decide è l’anticamera della dittatura”.

 

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